Punta della Dogana ospita Liminal, una delle mostre più ambiziose di Pierre Huyghe fino ad oggi. Questo progetto include un importante nucleo di opere inedite affiancate a lavori degli ultimi dieci anni, esplorando temi centrali nell’arte contemporanea come il rapporto tra umano e non umano.
Pierre Huyghe è rinomato per le sue opere che sfidano la nostra percezione della realtà, creando finzioni speculative che esplorano nuove possibilità. Con Liminal, l’artista trasforma Punta della Dogana in uno spazio dinamico e in costante evoluzione, popolato da creature umane e non umane, dove la trasformazione, l’apprendimento e l’ibridazione sono al centro dell’esperienza.
Liminal è un’esperienza immersiva che si apre con l’opera omonima, una simulazione di un personaggio enigmatico dalla forma umana, ma privo di identità e coscienza. Questo personaggio rappresenta un passaggio tra mondi sconosciuti, esplorando i confini tra la nostra realtà sensibile e entità inumane. L’esposizione si arricchisce di elementi sonori con Idiom, una lingua autogenerativa che si sviluppa nel tempo, creata da maschere sensibili agli stimoli esterni, indossate da figure che si muovono nello spazio della mostra.
Tra le opere più suggestive, il film Human Mask racconta la storia di una scimmia che, indossando una maschera umana, ripete gesti meccanici in un ristorante abbandonato vicino a Fukushima, Giappone. Questo film offre una riflessione potente sulla condizione umana e sul confine tra naturale e artificiale.
Un’altra opera centrale è il film Camata, montato in tempo reale e senza una struttura narrativa lineare, che documenta un rituale eseguito da macchine robot su uno scheletro umano ritrovato nel deserto di Atacama, in Cile. Questo lavoro rappresenta uno scambio tra entità incorporee e corpi umani privi di vita, sfidando la nostra comprensione del rituale e della morte.
Infine, una serie di immagini mentali, generate dall’attività cerebrale di una persona che immagina il celebre personaggio d’animazione Annlee, viene catturata e trasformata attraverso un’interfaccia neuronale. Queste immagini, risultato di una coproduzione tra l’umano e l’artificiale, mutano in relazione agli stimoli ambientali.