Il progetto espositivo, a cura di Chiara Nuzzi, inaugura la programmazione di mostre collettive pensate per restituire nuove letture curatoriali proprio a partire dalle opere che compongono la collezione di Sandra e Giancarlo Bonollo. Lessico Famigliare riunisce, negli spazi appena restaurati dell’edificio settecentesco che ospita la Fondazione Bonollo, i lavori di dieci artisti contemporanei di provenienze e generazioni differenti, riuniti in una riflessione dedicata al tema della memoria e dell’identità: Paweł Althamer (Varsavia, 1967), Ed Atkins (Regno Unito, 1982), Neïl Beloufa (Parigi, 1985), Patrizio Di Massimo (Jesi, 1983), Claire Fontaine (collettivo fondato a Parigi, 2004), Louisa Gagliardi (Zurigo, 1989), Tracey Moffatt (Brisbane, 1983), Frida Orupabo (Sarpsborg, 1986), Cally Spooner (Regno Unito, 1983) e Cathy Wilkes (Belfast, 1966).
Il titolo della mostra si riferisce all’omonimo romanzo autobiografico di Natalia Ginzburg, pubblicato nel 1963. Attraverso frammenti di ricordi e momenti di intimità, il libro racconta la vita quotidiana della famiglia dell’autrice, ebraica e antifascista, nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Traendo ispirazione dal dialogo tra vissuto personale ed esperienze condivise costruito dal libro, l’esposizione svela attraverso le opere esposte una grammatica visiva ed emotiva che risulta famigliare e al contempo collettiva. Le storie individuali racchiuse in ogni opera rievocano tematiche ed esperienze dal valore universale, in grando di trovare una propria eco in ciascuno di noi.
Se con la scultura Ke (2013) Paweł Althamer indaga il rapporto tra identità individuale e relazioni sociali a partire dal calco del viso di un abitante di Venezia, Ed Atkins riflette sul linguaggio dell’intimità con i due dipinti Untitled e Untitled (and they, all got the fuck out) (2020), che nel loro approccio iperrealistico richiamano i concetti di vuoto e assenza. Neïl Beloufa con l’installazione multimediale “Nice Seats and Projection” – People’s Passion, Lifestyle, Beautiful Wine, Gigantic Glass Towers, All Surrounded by Water (2013) ironizza sui metodi della comunicazione promozionale per puntare i riflettori sul modo in cui tecnologia e pubblicità intervengono su desideri e ambizioni personali, mentre Patrizio Di Massimo con il dipinto How many times I have to tell you this ah??? (2018) interpreta le dimensioni del quotidiano e della vita domestica a partire dal tema del conflitto. Con Brickbats (Taccuini di guerra incivile) (2007) il collettivo Claire Fontaine crea un’installazione composta da un assemblaggio di mattoni avvolti in copertine di libri e invita a riflettere sull’ambiguità della resistenza politica nella nostra epoca, mentre attraverso la fotografia Untitled (GUAPA, Goodlooking 3) (1995) Tracey Moffatt esplora l’autodeterminazione femminile a partire dallo stereotipo anni ’90 della “ragazzaccia”. Frida Orupabo nel collage Baby in belly (2020) sviluppa il tema della rappresentazione del corpo femminile nero nella cultura mediatica, così come Louisa Gagliardi si interessa all’iperconnessione umana con il mondo digitale attraverso il dipinto su pvc lucido Cause and Effect (2016). Nell’installazione sonora Soundtrack For A Troubled Time (2017) Cally Spooner si concentra sull’inquietudine collettiva e sul desiderio individuale di sfuggirvi, mentre Cathy Wilkes restituisce il senso di fragilità che spesso accompagna la memoria attraverso la scultura Untitled (2010).
Lessico Famigliare crea un ritratto dell’esistenza umana in tutta la sua complessità, dove le opere dalla Collezione Bonollo raccontano un universo emotivo in grado di risuonare nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi.