Il progetto curatoriale ideato da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi prende in prestito la formula The Invention of Africa del filosofo congolese Yves Valentin Mudimbe per realizzare un’indagine critica nell’idea di Europa come costruzione ideologica e fisica, puntando i riflettori sui processi storici che hanno condotto alla sua definizione e sull’impatto che hanno avuto sul mondo contemporaneo.
Il percorso espositivo include due progetti artistici concepiti appositamente per l’occasione, accomunati da un’attenzione alla tematica dell’estrattivismo raccontata attraverso le storie che si celano dietro all’uso quotidiano di alimenti e bevande. Binta Diaw (Milano, Italia, 1995) esplora il rapporto coloniale che l’Italia instaura con l’Africa in epoca fascista a partire dal tema del carcadè. Bevanda diffusa nel nostro paese a partire dagli anni Trenta come prodotto privilegiato per sostituire il tè, il carcadè è la tintura principale dell’installazione in tessuto che l’artista presenta a Merano,
Francis Offman (Butare, Ruanda, 1987) parte dal caffè per raccontare la storia delle rotte imperialiste e dello sfruttamento delle risorse che ne conseguiva. La miscela, che nei suoi viaggi traccia delle vere e proprie mappe relazionali, unisce come un filo rosso le opere pittoriche della serie Untitled, che nella loro astrazione restituiscono ricordi personali legati al Ruanda, dove l’artista è nato, o alle esperienze quotidiane vissute in Italia, dove vive dal 1999.
I lavori di Alessandra Ferrini (Firenze, Italia, 1984) e Abdessamad El Montassir (Boujdour, Sahara Occidentale/Marocco, 1989) invitano a ripensare criticamente la storia con due approcci differenti.
Ferrini si confronta con il tema della responsabilità storica con il video Sight Unseen, esito di un lungo lavoro di ricerca sulla figura di Omar Al-Mukhtar, leader della resistenza libica all’occupazione italiana arrestato e giustiziato nel 1931. El Montassir dedica l’installazione Trab’ssahl a un racconto del Sahara occidentale, a lungo esistito nelle mappe e nell’immaginario europeo come luogo da occupare. I tre video che compongono l’opera invitano ad ascoltare le testimonianze di una memoria traumatica, frutto di un conflitto che si è esteso oltre 50 anni.
Liliana Angulo Cortés (Bogotá, Colombia, 1974) e Kapwani Kiwanga (Hamilton, Canada, 1978) lavorano sulla rielaborazione dei materiali archivistici per mettere in discussione codici dominanti di assoggettamento, mettendo in luce il ruolo degli elementi botanici.
Con il progetto Un caso de reparación, Liliana Angulo Cortés esplora il ruolo della spedizione botanica di José Celestino Mutis in quella che allora era definita Nueva Grenada, a cavallo tra Settecento e Ottocento, nella costruzione di una tratta transatlantica. Il ruolo delle imprese coloniali scientifiche nell’appropriazione di fiori e piante extraeuropee emerge in mostra nella selezione di disegni, mappe e nei due video che le completano. Kiwanga nella serie Flowers for Africa reinterpreta le composizioni floreali presenti in occasione delle cerimonie di indipendenza dei 54 Paesi africani, identificando le diverse specie e ricercandone la provenienza per evidenziare i legami con i successivi sviluppi commerciali.
La Linea Insubrica comprende un ricco public program multidisciplinare che, oltre alle visite guidate con i curatori e il team di Kunst Meran Merano arte, propone un calendario di eventi performativi, interventi sonori e proiezioni di film d’artista.