A cura di Marta Papini, l’esposizione segna l’avvio della programmazione di mostre temporanee specificatamente pensate per gli spazi dell’ex Chiesa delle Dimesse a Thiene e dedicata alle soggettività tradizionalmente escluse dallo sguardo antropocentrico e patriarcale della storia dell’arte occidentale. La mostra trae ispirazione dall’intreccio di gigli e viti che decora il portone ligneo della chiesa per riflettere sul ruolo dell’elemento vegetale nella grande tradizione artistica occidentale, tendenzialmente legato a una funzione simbolica o decorativa. Il lavoro di Isabella Ducrot invece mette al centro del proprio mondo le piante, celebrandole nella loro bellezza e semplicità.
Il percorso espositivo si snoda attraverso lo spazio della chiesa e dei due locali adiacenti presentando un corpus di opere scelte o create appositamente per l’occasione. Protagonisti del progetto espositivo sono piante e fiori in vaso realizzati a partire dall’intreccio di ritagli di carta, tessuti dai colori accesi, fili di lana e ricami. Ogni composizione, unica e irripetibile, attinge a un archivio di materiali antichi, collezionati dall’artista nel corso dei numerosi viaggi di Asia.
Due sono le opere concepite specificatamente per la mostra e in dialogo con gli spazi dell’ex Chiesa delle Dimesse. Pala (2024) e Trittico (2024) nascono come omaggio alle arti della scrittura e della calligrafia, rievocate attraverso l’inclusione di frammenti di lettere cucite nei tessuti e trasformati in parte integrante della composizione. Se in Pala l’artista colloca in una posizione elevata la missiva di un amico, rendendola illeggibile, in Trittico Isabella Ducrot intesse un testo scritto appositamente per l’occasione e caratterizzato dalla ripetizione della sillaba “oh”. Adottata nel linguaggio orale come espressione di sgomento e impotenza, nella composizione dell’artista viene reiterata fino a perdere significato.
Le sale adiacenti alla chiesa accolgono alcuni dei lavori più recenti di Isabella Ducrot, che raffigurano vasi con fiori o piante, caratterizzati da diversi colori e fatture. Nell’opera di Ducrot il vaso, nato come utile strumento di raccolta e considerato tra le prime invenzioni tecnologiche dell’essere umano, diviene oggetto puramente ornamentale e poetico, funzionale a una attività contemplativa.
Isabella Ducrot. Vegetal Devotion invita il pubblico a immergersi nella silenziosa celebrazione che l’artista dedica al mistero della vita.