6 Febbraio 2024 -
30 Settembre 2024
Galleria Campari
Sesto San Giovanni
A cura di Denis Curti
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Un viaggio per immagini fotografiche attraverso la storia di Campari che affonda le proprie radici nella storia industriale del gruppo per poi estendersi fino ai giorni nostri.

La mostra traccia un percorso tra passato e presente restituendo al pubblico due itinerari fotografici, uno dedicato alla dimensione storica di Campari e alle fasi che ne hanno scandito la produzione industriale e l’altro improntato al presente, ritratto nell’inedito progetto realizzato per l’occasione dalla fotografa statunitense Jill Mathis (Texas, USA). Campari: l’arte dell’industria è accompagnata da un testo critico di Denis Curti, direttore artistico delle Stanze della fotografia.

Il percorso espositivo prende avvio dalla selezione di ventinove fotografie dall’archivio di Galleria Campari, che costruiscono un racconto della storia della produzione industriale del gruppo dall’inizio del XX secolo agli anni ’90. Gli scatti, prevalentemente in bianco e nero, tracciano un itinerario attraverso la lunga storia di Campari, ritraendone, decennio dopo decennio, le fasi produttive e i lavoratori che le hanno portate a compimento. Dallo stabilimento di Sesto San Giovanni, prima fabbrica per la produzione su scala industriale del gruppo aperta nel 1904 con un edificio progettato dall’architetto Luigi Perrone, ha inizio un viaggio che attraversa l’Italia e l’Europa, sfiorando gli impianti produttivi e di imbottigliamento di Lugano-Viganello (aperto dal 1926 al 1998), Roma (dal 1952 al 1998), e Novi Ligure (dal 2004).

Il racconto dell’attività produttiva dei giorni nostri è affidato alle inquadrature che Jill Mathis dedica allo stabilimento di Novi Ligure che, con una superficie di 200.000 mq destinata alle linee di produzione e imbottigliamento, è il più grande impianto attivo di Campari Group.
Le fotografie di Jill Mathis, esposte in dittici e trittici, compongono una sceneggiatura visiva che ripercorre gli spazi dello stabilimento, dai magazzini ai locali del reparto infusione in cui vengono trattate le erbe aromatiche, alle linee di imbottigliamento, per cogliere l’eleganza propria dei gesti che animano i processi produttivi in atto ogni giorno.
L’uso sapiente di un tempo di otturazione dilatato, pensato per catturare il momento perfetto, trasforma i movimenti, i colori dei liquidi e le sagome delle bottiglie, tra cui la celebre silhouette tronco conica di Campari Soda, in elementi di una composizione astratta e dal sapore onirico. Mathis trae ispirazione dal lavoro di autori come Ugo Mulas e Ralph Gibson e punta i riflettori sul linguaggio della forma, focalizzando l’attenzione sui movimenti delle mani dei suoi soggetti in una partitura visiva in bianco e nero interrotta a tratti da tocchi rossi, gialli e arancioni.

Raccogliendo il testimone di una lunga tradizione che vede Campari collaborare con autori e artisti per elaborare nuove prospettive, da Bruno Munari a Fortunato Depero e Federico Fellini, l’invito rivolto a Jill Mathis completa la narrazione storica iniziata con le fotografie dell’archivio di Galleria Campari, realizzando un ponte tra tradizione e contemporaneità. Il rigore formale della storia di Campari, che si svela nell’andamento cronologico del percorso espositivo, accoglie le immagini di Mathis in un itinerario che spazia tra passato e presente.

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