Alessandro Sambini. Humage Image Recognition

4 Ottobre 2024 -
19 Luglio 2024
BPER Banca Private Cesare Ponti
Milano
A cura di Andrea Tinterri e Luca Zuccala in collaborazione con Giorgia Ligasacchi
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La Galleria BPER Banca presenta, presso gli spazi della nuova BPER Banca Private Cesare Ponti a Milano: Human Image Recognition, personale dell’artista Alessandro Sambini.

Si tratta della prima mostra che La Galleria BPER Banca dedica alla fotografia contemporanea, ma anche del secondo progetto espositivo presentato a Milano, dopo il successo della mostra “All that glitters is not gold” di Fabrizio Dusi curata da Giorgia Ligasacchi, negli storici locali di Piazza Duomo, diventati oggi la sede della private bank BPER Banca Private Cesare Ponti.

Human Image Recognition presenta un corpo di opere inedite, concepite appositamente per questa occasione, e prosegue l’omonimo progetto di ricerca espressiva avviato nel 2021 in cui Alessandro Sambini riflette sulle relazioni tra uomo e nuove tecnologie, intervenendo su immagini preesistenti, modificandole e alterandole con l’inserimento di altre informazioni.
L’artista agisce come l’algoritmo “Image Recognition” progettato per analizzare i contenuti visivi: seziona parti dell’immagine delimitandole all’interno di quadrati o rettangoli e assegnando a ciascuna di esse una didascalia, accompagnata dalla percentuale di affidabilità dell’operazione. Sambini crea delle associazioni rispetto a quello che già conosce e alla sua immaginazione, per dare corpo a un nuovo contenuto. Esattamente come farebbe l’intelligenza artificiale, l’artista interviene su porzioni di immagini, le osserva cercando di distanziarsi dalla visione d’insieme elaborando un proprio vocabolario visivo. In questo modo rivela e mostra un presunto fallimento della macchina, ma grazie a esso restituisce un universo immaginifico altrimenti insondabile. L’intervento sull’immagine viene realizzato con un pennarello, un gesto artigianale che recupera la scrittura e il tratto incerto e unico della mano. Sambini apprende dalla macchina un metodo che innesca un’esplosione iconografica e dilata l’opera mostrando le sue intrinseche possibilità.
La mostra evidenzia tre casi studio, verifiche di un metodo che interroga non solo la relazione tra intelligenza artificiale e immagine, ma anche i funzionamenti stessi di questa tecnologia per misurare invece la capacità dell’essere umano di acutizzare la visione e problematizzare il visibile.
In particolare, tre grandi opere allestite in corrispondenza delle vetrine che affacciano su via Mengoni, visibili al pubblico lungo l’arco di tutta la giornata, sono il risultato di un esame condotto sul quadro di Francesco Hayez Maria Stuarda che sale al patibolo (1827), parte delle collezioni di BPER Banca. Alessandro Sambini guarda all’opera dell’artista veneziano scomponendola in tre pale e lavorando su di essa con lo stesso metodo diagnostico. Il racconto e il significato dell’opera originaria sono volutamente elusi, il quadro viene considerato e trattato in quanto immagine: una composizione di volti, corpi, edifici che si susseguono nello spazio. Sambini lavora su un doppio piano, fronte e retro. Se all’interno dello spazio espositivo le tre grandi opere sono visibili frontalmente, dalla strada, sono invece riprodotti solo alcuni particolari, creando così una sinergia di scala tra interno ed esterno, trasformando la vetrina in una lente di ingrandimento altamente performante.
Le altre opere che costituiscono il nucleo espositivo, invece, si concentrano su un doppio versante. Da una parte fotografie che raffigurano luoghi di villeggiatura, assolati e cristallini, che potrebbero provenire da poster o cartoline pubblicitarie di qualche agenzia di viaggio; dall’altra immagini create dall’intelligenza artificiale che simulano vedute di paesaggi di importanti artisti della storia dell’arte moderna e contemporanea. Anche in questi lavori le immagini dilatano la loro funzione originaria. Gli interventi di Sambini, come nel caso dell’opera di Hayez, moltiplicano i piani della rappresentazione evidenziando una fitta rete di sottotesti.

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