Il progetto – concepito appositamente per Fondazione ICA Milano – è curato da Alberto Salvadori, direttore dell’istituzione. La mostra si concentra in parte sul ritratto, interpretato attraverso un ampio ventaglio di linguaggi: dalla fotografia alla ceramica, dalla scultura alle opere audio. Negli spazi di Fondazione ICA Milano sono presentate oltre 120 opere, tra cui alcune mai esposte prima e altre di recente produzione. La selezione che ne risulta restituisce nel dettaglio gli ambiti della ricerca artistica di Michael Stipe.
Il progetto intreccia i concetti di omaggio e vulnerabilità, tematiche insite nella rappresentazione figurativa e non condotta da Stipe sull’essere umano. Il titolo della mostra emerge da una conversazione tra il curatore e l’artista, in cui Stipe identifica la vulnerabilità come forza propulsiva, sfidando radicalmente le considerazioni convenzionali che la connotano negativamente come una responsabilità da assumersi o una debolezza. Al contrario, nel caos accelerato della vita contemporanea, Stipe identifica la vulnerabilità come un potente strumento di sopravvivenza e un approccio filosofico più ampio per tracciare nuovi percorsi.
Ispirazione centrale e punto di origine per la mostra è la celebre poesia Desiderata (1927) di Max Ehrmann. In particolare, le opere che alludono direttamente al poema, Desiderata2027 e Desiderata Teleprompter, destrutturano e riconfigurano il testo originale, ampliando e amplificando generosamente i temi della vulnerabilità al suo interno attraverso la visione personale di Stipe, che invita ad una più ampia interpretazione da parte del pubblico.
Il costante interesse dell’artista per la ritrattistica è rappresentato nella mostra attraverso molteplici media. Stipe ha iniziato a scattare fotografie all’età di 14 anni, ritraendo dapprima i suoi eroi, tra cui Freddie Mercury, i Ramones, Tom Verlaine e Patti Smith, e documentando in seguito anche la comunità di artisti e musicisti di Athens, in Georgia, di cui è stato una parte centrale a partire dai primi anni Ottanta. In queste relazioni, che Stipe ha costruito e mantenuto negli ultimi quattro decenni, mentorship, amicizia e collaborazione si mescolano intimamente.
Per la mostra, l’artista ha creato opere che incarnano e riflettono la molteplicità dei ruoli che queste persone hanno avuto nella sua vita, dalla loro rappresentazione come soggetto al loro coinvolgimento nella creazione fisica delle opere stesse. Le artiste Angie Grass e Libby Hatmaker sono fondamentali per la creazione dei lavori multimediali che interpretano Desiderata, mentre l’artista Michael Oliveri, direttore di produzione di Stipe, e la ceramista Caroline Wallner hanno lavorato con lui alla realizzazione delle sculture. Il fotografo David Belisle, da sempre responsabile dello studio di Stipe, ha stampato meticolosamente a mano ogni fotografia inclusa nella mostra attraverso una serie di processi analogici.