In occasione del centesimo anniversario dalla nascita, il Teatro alla Scala omaggia Maria Callas con un’esposizione concepita per celebrarne il mito, evocando l’impronta indelebile che ha lasciato nell’immaginario collettivo. L’eredità del soprano, che ha saputo coniugare canto e recitazione in una miscela unica che l’ha consegnata alla storia quale icona senza tempo, è protagonista di una mostra che restituisce il ritratto di un’artista completa, profondamente legata alla storia del Teatro alla Scala che l’ha vista interprete di 23 titoli d’opera in 28 spettacoli dal 1950 al 1961, tra cui 6 inaugurazioni di stagione.
La mostra costruisce un itinerario articolato in cinque tappe dove ciascun capitolo è affidato a una diversa espressione artistica. Attraverso l’interpretazione dello stilista Giorgio Armani, del musicista e compositore Alvin Curran, degli artisti contemporanei Latifa Echakhch e Francesco Vezzoli e del registra Mario Martone, la figura di Maria Callas emerge da una narrazione corale e multidisciplinare, pensata appositamente per l’occasione.
Il titolo dell’esposizione si riferisce alla forma teatrale della “fantasmagoria”, che tradizionalmente mette in campo illusioni sceniche per ricreare effetti fantasmatici e visioni soprannaturali, per restituire l’impressione delle molteplici tracce, influenze e testimonianze che Maria Callas ha saputo ispirare nel corso del tempo. Il percorso espositivo si immerge quindi nella partitura a cinque voci pensata per l’occasione e inaugurata dall’intervento del musicista e compositore Alvin Curran. Focalizzando la propria attenzione sulla voce di Maria Callas quale elemento fondante della sua figura, Curran costruisce un’inedita composizione musicale tratta dalla vasta raccolta di registrazioni e concepita per restituire le stratificazioni del timbro che è sempre stato la cifra stilistica del soprano.
Si prosegue con l’installazione dell’artista Latifa Echakhch, che approfondisce l’aspetto della presenza scenica di Maria Callas. Oltre un sipario di perle bianche e rosse, al visitatore si rivela la sagoma fantasmatica del soprano, restituita come una visione di bellezza e fragilità oltre una cortina che evoca gli elementi della lacrima e del sangue.
Il terzo capitolo della mostra è raccontato dal regista Mario Martone, che si concentra sull’incontro tra Maria Callas e Ingeborg Bachmann, avvenuto a Milano nel 1956 in occasione di una prova de La Traviata. La rappresentazione filmica, interpretata da Sonia Bergamasco, racconta l’impatto che l’incontro ha avuto sulla scrittrice e poetessa austriaca e realizza un ritratto profondamente umano della figura del soprano, raccontato non come diva da idolatrare ma come personalità profonda e singolare.
Segue l’interpretazione dell’artista Francesco Vezzoli, che presenta un’installazione dove il volto di Maria Callas, stampato a laser su tela, si ripete per sessantatré volte. Ogni fotogramma è arricchito da un ricamo metallico azzurro che richiama l’idea del make-up, costruendo una riflessione sul volto di scena del soprano e sulla relazione intima che costruiva con i personaggi che era chiamata a interpretare.
Il percorso di mostra si chiude con l’interpretazione dello stilista Giorgio Armani, che declina in forma visiva la voce di Maria Callas. Nato per la collezione Giorgio Armani Privé del 2021, l’abito da sera rosso magenta presentato in mostra coniuga tessuto e corpo in una rappresentazione di intensità e grazia.