Filo conduttore della mostra è il genere artistico della natura morta e le sue trasformazioni nel corso del tempo, che vedono il semplice oggetto assumere significati diversi a seconda del contesto storico e sociale di inserimento. Dalle raffigurazioni floreali agli interni delle dispense e alle tavole imbandite, lo studio del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico.
Il percorso espositivo si apre con una riflessione dedicata alla natura morta nella pittura di genere ‘alto’, dove gli oggetti inanimati sono chiamati a enfatizzare il significato della narrazione. La Madonna della rosa di Michele Desubleo (1650 circa) vede la rosa farsi simbolo della purezza della Vergine e la passiflora richiamare gli strumenti della Passione, mentre La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano di Giovanni Andrea Sirani (XVII sec.) richiama la straordinaria diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia. Nel corso del Seicento, il progressivo incremento degli studi botanici e la realizzazione di alcuni tra i più ricercati giardini esistenti porta la pittura di fiori a divenire una vera e propria moda. Ne sono testimonianza i dipinti di Monsù Aurora che vedono rose, narcisi, tulipani, camelie e tanti altri fiori da giardino intrecciarsi in sontuose ghirlande attorno ai ritratti di due fanciulli. Il bellissimo dipinto di Cittadini della Civica Pinacoteca di Cento, raffigurante una tavola imbandita di dolciumi e vivande ricercate di gusto aristocratico in linea con gli orientamenti della corte estense, dialoga con l’opera della Collezione BPER Banca Natura morta con frutta e spartito di Cristoforo Munari (XVII – XVIII sec.), che rivela una straordinaria attenzione nella ricerca di un repertorio raffinato e di uno stile prezioso.
Un affondo particolare è dedicato alla variazione del tema della natura morta nella resa del quotidiano nella sua viva essenzialità. La tela di Bartolomeo Passerotti con il Contadino che suona il liuto (XVI sec.), è posta in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che raccontano una quotidianità umile e solenne.
Una posizione centrale nel percorso espositivo è assegnata alla Natura morta con figure di Adriaen Van Utrecht (prima metà del XVII sec.), entrata nella corporate collection di BPER Banca sin dalle origini. L’opera, che raffigura una scena di mercato con una grandiosa composizione barocca di carne, frutta, verdura e cacciagione, restituisce uno scorcio della fioritura economica che in quel periodo interessava Anversa, città natale dell’artista. L’influenza dell’arte fiamminga si percepisce anche nella bella tela del piacentino Bartolomeo Arbotori e in quella del napoletano Giovan Battista Recco, di cui l’esposizione propone lo scorcio di una cucina ricca di pesci e crostacei tipici di una città di mare. Le due Nature morte di Nicola Levoli (XVIII sec.), si distinguono per la sapiente rappresentazione della fisicità degli oggetti e delle vivande. Altrettanto significative sono le tempere di Giovanni Rivalta (fine del XVIII sec.) che si focalizzano sull’ambiente della cucina e sulle pietanze ‘di magro’ e di ‘grasso’ legate al rispetto della quaresima.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Sagep, che diviene strumento di solidarietà. I visitatori potranno richiederlo con un’offerta a partire da 8,00 € e il ricavato sarà devoluto, accanto al contributo di BPER Banca, alla Fondazione Dynamo Camp ETS che focalizza le proprie attività sul diritto alla felicità di bambini e ragazzi con gravi patologie.